Agropoli 2019

Giorno: 22 Agosto 2019

Giorgio Scianna

Dialogano con l’autore Enrico Ariemma, docente UNISA, Pina Viviani, consulente editoriale Einaudi

Cose più grandi di noi, Einaudi, 2019

Iniziano gli anni Ottanta, l’aria sta cambiando: Milano lo sa, e lo sa bene anche Marghe, che quando esce dal carcere trova suo padre ad aspettarla. Come una bambina ubbidiente ha seguito il consiglio dell’avvocato, dissociandosi dal gruppo armato in cui si è trovata coinvolta quasi per caso. Ma la scarcerazione non è una liberazione: pur di uscire ha tradito tutti – compreso il suo Pietro, di cui ha perso le tracce – e ora non sa piú chi è. E cosí, agli arresti domiciliari, scruta la casa di fronte, dove l’altra metà della sua famiglia continua a vivere. Questo libro è rivolto a chi, come Marghe, si avventura nell’impresa terribile e bellissima di trovare il proprio posto nel mondo. O a chi pensa di averlo già trovato.

A Milano si respira un’aria feroce. Le Brigate Rosse stanno perdendo la loro battaglia contro lo Stato, e proprio per questo il cono d’ombra della violenza può raggiungere chiunque. Lo sa bene Marghe, che a diciotto anni esce dal carcere e trova suo padre ad aspettarla. Ha dovuto parlare, raccontare ai giudici quel poco che sapeva per ottenere gli arresti domiciliari che sconterà in un trilocale proprio davanti a casa. Affacciandosi alla finestra, Marghe intravede la tavola apparecchiata, la madre e la sorella che abitano la vita di tutti i giorni, e soprattutto Martino – lo stralunato fratello di quattordici anni – che, in un modo inaspettato e pericoloso, la tiene in contatto con il mondo esterno. Perché da sola con il padre nel nuovo appartamento, Marghe scopre di essere ancora prigioniera. Delle tre stanze che segnano il suo perimetro di libertà, di un conflitto con la madre che gli altri non capiscono, ma soprattutto di se stessa. Perché Marghe, travolta da cose piú grandi di lei, ora ha addosso il marchio della traditrice. Giorgio Scianna torna a raccontare l’adolescenza come l’età piú rivoluzionaria della vita. Questa volta il suo sguardo si concentra sul momento cruciale degli anni di piombo e sulla storia di una famiglia messa di fronte alla prova piú dura. Dopo il successo di La regola dei pesci, Giorgio Scianna ha trovato una chiave intima e profonda per raccontare il terrorismo ai lettori di oggi.

Daria Colombo

Dialoga con l’autrice Francesca Campanile, avvocato

Cara premier ti scrivo, La nave di Teseo, 2019

Sette racconti che si leggono come un romanzo corale e parlano del nostro presente, delle sue criticità e delle nostre aspettative, di amori e distanze. Con uno stile limpido e diretto, una prosa intensa ed elegante, Daria Colombo raccoglie in queste pagine momenti di vite normali, comuni, colti e raccontati nella medesima giornata: vite affacciate sullo stesso Paese, nello stesso momento come un’istantanea del nostro tempo.
Che si tratti di un venditore ambulante o di un ragazzo del Sud in cerca di lavoro, che sia un musicista innamorato o una donna delusa che non rinuncia a combattere per un futuro sostenibile, che si parli della solitudine di un anziano o di un giovane omosessuale in lotta per la propria identità, i personaggi di Cara Premier ti scrivo vivono alla ricerca di una mappa per orientarsi in un mondo troppo distante da quello che avevano pensato, pronti – se la mappa non c’è – a disegnarla essi stessi, per non arrendersi al presente
e per mettere in salvo tutta la vita che c’è in ognuno di noi.
Dai dubbi amorosi alle incertezze emotive di chi si affaccia ai primi forti sentimenti, dall’incontro tra culture e radici diverse, fino all’impegno per un futuro più giusto, questi racconti sono legati da un unico filo rosso che percorre tutto il libro. Un filo che racconta un’Italia complessa e vitale, ferita ed esposta alle intemperie di questo tempo e alle sue trasformazioni, comunque sostenuta dalle spinte più nobili che abitano le azioni e le passioni delle persone di cui è ricco soprattutto l’universo femminile.

Paolo Crepet

Dialoga con l’autore Roberta Del Duca, psicologa

Passione, Mondadori, 2018

Una delle insidie più pericolose e sottovalutate della nostra epoca, in cui le nuove tecnologie digitali funzionano come un rallentatore cognitivo ed emotivo, è il progressivo deperimento – se non addirittura l’estinguersi – della passione. L’unico modo per non arrendersi a questa perdita è invocarla, provocarla, inseguirla, raccontarla. È quello che fa Paolo Crepet componendo un inventario di storie e riflessioni.

Roberto Maroni

Dialogano con l’autore Francesco Crispino, delegato alla cultura città di Agropoli e Annamaria Petolicchio, docente UNISA

Il rito Ambrosiano, Rizzoli, 2018

«La differenza tra Roma e Milano, tra rito romano e rito ambrosiano, sta tutta qua. Il primo è liturgia, lentezza, procedure. Il secondo concretezza, rapidità, efficienza.» È la lunga esperienza da ministro e da governatore della regione Lombardia a portare Roberto Maroni a questa conclusione. Ed è attraverso esempi di scelte improntate al pragmatismo e alla risoluzione di problemi reali che queste pagine tracciano l’elogio di un approccio alla politica privo di steccati ideologici, che non si pone come obiettivo una mera occupazione degli spazi del potere, capace di andare contro le rendite di posizione e le beghe di palazzo. Una netta distinzione, quella tra rito romano e rito ambrosiano, che si è evoluta nel tempo e che appare oggi, se possibile, ancora più accentuata: offuscata dal chiacchiericcio social, persa in un battibecco nevrastenico, la politica smarrisce la sua missione: migliorare la vita delle comunità che rappresenta, mossa solo da una passione innata e inderogabile. Superficialità, frettolosità e imprudenza non devono mettere a rischio la capacità di dialogo. Roberto Maroni punta il dito su cosa non ha funzionato nel nostro Paese e in Europa e su cosa oggi, nei primi mesi di governo giallo-verde, manca all’azione dell’esecutivo. E non risparmia consigli e suggerimenti ai due partiti di maggioranza.